Istinto Lunare

Tra le produzioni Itinera è forse questo il disco più jazzistico. Quali sono i punti di riferimento di Franco Piccinno?
Premetto che in generale non amo molto contestualizzare la mia musica, cerco di non pormi particolari limiti melodici, armonici o ritmici. Di conseguenza credo che le sonorità risultino più imprevedibili, dando probabilmente la sensazione di un discorso in continua evoluzione, con l’inserimento di nuovi elementi che arricchiscono un particolare inciso. Lunare il disco più jazzistico? Non saprei. Per quanto mi riguarda, il jazz rappresenta la traduzione in musica dell’imprevedibilità della vita e della magia racchiusa in essa, indipendentemente dagli elementi melodici, armonici o ritmici utilizzati. La sonorità jazzistica per me è più una conseguenza che un punto di partenza, oltre ad essere la fusione delle varie personalità musicali all’ interno di una formazione. Il fatto che esista o meno una capacità evocativa nella mia musica non è una scelta ma piuttosto una conseguenza della creatività.

Armonie sospese, grande relax, meditazione. Qual è l’esigenza comunicativa?
Armonie sospese, tensione, relax sono il risultato di un processo molto più complesso che si trova dentro di me e ognuno può ritrovarcisi. Nel momento preciso in cui suono, tutti gli elementi meramente musicali rimangono tali e non rappresentano nulla di diverso, se non in un secondo momento. La scelta degli elementi (degli argomenti o dei gesti) diventa una questione di intuito, immaginazione, fantasia e tutto quanto è racchiuso nell’anima. Ecco! La mia esigenza comunicativa è quella di stabilire esigenza comunicativa, basata soprattutto su un rapporto diretto tra me e l’ ascoltatore, senza barriere e sovrastrutture mentali.

Pomigliano (Napoli), Londra, Parigi. Esistono dei territori musicali comuni tra queste tre realtà urbane?
In virtù di quanto detto mi sembra abbastanza evidente che io ritenga possibile (quasi doveroso) l’incontro tra le più disparate culture e penso che sempre di più la società si diriga in questa direzione. Così anche i luoghi. Le città che ho vissuto sono sempre più aperte ad una cultura multietnica, e la musica non può sottrarsi a questa metamorfosi. Personalmente cerco di attingere a tutto quanto mi affascini, indipendentemente dal genere, anche se in definitiva tendo a suonare ciò che risulta per me più naturale ed istintivo.

Come parlare di musica?
La cosa più buffa è che non amo molto parlare di musica, meglio di cibo!
Intervista a cura di Carlo Pecoraro.
Foto in home page: Pino Miraglia.

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